STORIA DELLA SALAMANDRA.

La protagonista è una salamandra, una specie piuttosto rara che vive in Israele. Una specie vicina all’estinzione la cui leggenda narra che questo piccolo anfibio potesse miracolosamente resistere alle fiamme. Un gruppo di scienziati decide quindi di intervenire in suo aiuto e creare un ambiente protetto, per darle una possibilità di vivere e prosperare.
In una zona desertica vengono così piantate decine di alberi e vi si porta l’acqua affinché crescano alti e robusti. In breve tempo quell’ambiente ospitale diventa una specie di piccolo paradiso per le salamandre, che vi trovano rifugio e iniziano subito a riprodursi.
Qualche tempo dopo lo stesso habitat attira l’attenzione di un uccello chiamato l’Averla meridionale, un piccolo predatore,  in cerca del luogo giusto per nidificare: del resto in quell’ambiente appena creato dall'uomo ci sono le condizioni ambientali ideali anche per lui.  
Entro poche settimane non c’è più una sola di quelle salamandre. Sono sparite per sempre.
Questa storia può essere letta come un esempio dei danni che l'attività umana può infliggere agli animali anche attraverso un atto a loro favore.
Per alcuni studiosi invece sono finite in una “trappola evolutiva” che indica un grave caso di disaccoppiamento comportamentale che si verifica quando, a causa di un intervento umano, i segnali che gli animali usano per guidare il loro comportamento si disaccoppiano dalle possibilità di sopravvivenza.
In parole semplici, ciò che accade quando, di fronte a un imprevisto cambiamento ambientale causato dall’uomo, un animale entra in confusione e finisce per scegliere un comportamento che lo porterà alla morte.
Anche se le salamandre non hanno scelto nessun tipo di comportamento incompatibile con la loro sopravvivenza, la trappola evolutiva è scattata indipendentemente da una loro decisione, quando un predatore è stato invitato a stabilirsi nel loro ambiente.
Per la Cina l’11 dicembre è giorno di festa nazionale poiché è il giorno in cui nel 2001, venne ammessa nella WTO, ovvero l’organizzazione mondiale del commercio.
Fu un’entrata trionfale, non dovette sottostare a nessuna condizione, non vennero nemmeno invitati a iniziare ad avvicinare la loro legislazione sul lavoro al sistema di norme, regole, diritti e protezioni sociali conquistati in occidente dai lavoratori dopo decenni di lotte sindacali.
Non gli fu nemmeno consigliato di iniziare a ridurre le emissioni inquinanti della loro industria leggera e pesante, a limitare lo scarico in atmosfera di CO2, a rispettare la tutela internazionale di brevetti e marchi.
Non gli venne nemmeno richiesto di non usare coloranti tossici per colorare i prodotti destinati ai bambini e non gli fu nemmeno suggerito di iniziare a concedere dei diritti civili ai loro cittadini.
Di tutti gli errori commessi da coloro che alla fine del millennio guidavano l’occidente quello fu senza dubbio il maggiore.
L’occidente libero, ricco e progredito dove nei parlamenti si dibatte delle condizioni di trasporto delle bestie destinate al macello apre i suoi mercati a una dittatura senza chiedere in cambio l’adozione di nessuno di questi diritti umani fondamentali che costituiscono la sua storia, la sua anima e la sua fonte legislativa che però rappresentano anche una gran parte dei costi delle sue imprese.
La dittatura cinese irrompe nelle reti del commercio mondiale garantendosi autonomia e libertà prendendo dalle teorie del libero mercato solo le parti che le convengono. Con un costo del lavoro più basso di quello europeo e americano in poco tempo si prende gran parte del lavoro manifatturiero del mondo.
E’ l’uccello predatore che nidifica nel territorio delle salamandre.


(libro: Tutto è in frantumi e danza, autori: Guido Brera e Edoardo Nesi)

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